Sentiamo l’urgenza e la necessità di ridare speranza e fiducia alle cittadine e ai cittadini, che devono essere coinvolti nel “necessario” processo di rilancio del progetto europeo con scelte serie, credibili, praticabili e che abbiano al centro la questione della crisi ambientale e la necessaria prospettiva della conversione ecologica dell’economia.
Sono quattro i dati di fatto, spesso negati da una politica debole, miope e poco coraggiosa, che richiedono risposte immediate ed azioni forti e decise: le politiche di rigore ed austerità stanno trascinando l’Europa verso una grave recessione economica che aggrava di giorno in giorno il problema del debito sovrano; la Grecia, che attraversa da anni una profonda recessione, certamente non riuscirà a rimborsare il suo debito pubblico; nessuna unione monetaria può essere sostenibile senza una solida unione fiscale e politica; la principale causa della crisi non sta nella non sostenibilità delle finanze pubbliche o nella mancanza di competitività ma nella crescente disparità di reddito e ricchezza registrata negli ultimi decenni a livello mondiale e in un settore finanziario sovra indebitato ed asservito al debito e alla speculazione, con la conseguenza della crescita del credito e un accumulo del rischio non sostenibili.
Dodici valide proposte per una soluzione socialmente giusta ed ecologicamente sostenibile della crisi: “la dichiarazione di Parigi”. Dodici proposte per iniziare a segnare una risposta al processo di disintegrazione in atto dell’Unione Europea.
Una road map per rilanciare il progetto europeo: da una revisione del trattato dell’Unione “partecipata dai cittadini” verso una forte integrazione politica e democratica ad un New Deal Verde per la riconversione dell’economia, dall’istituzione di un Fondo Monetario Europeo ad una decisa regolamentazione del sistema finanziario ed un efficace, trasparente e pubblico controllo delle banche, dal necessario cambiamento verso stili di vita rispettosi dell’ambiente e del paesaggio alla necessità di una forte equità sociale nelle politiche fiscali e di welfare. (link per scaricare il documento completo)
Abbiamo anche aderito e invitiamo ad aderire all’appello “un’altra strada per l’Europa / another road for Europe”, sottoscritto già da importanti personalità della cultura, del giornalismo, dell’economia e della politica in tutta Europa, dove si denuncia il forte rischio che il progetto europeo originario cioè come spazio di integrazione economica e politica, libera dalla guerra, costruita attraverso gli avanzamenti economici e sociali, l’estensione della democrazia, dei diritti e del welfare, fallisca.
Sei gli obiettivi proposti da cui partire.
Ridimensionare il peso della finanza quindi, la Banca centrale europea deve diventare il prestatore di ultima istanza dell’unione; tutte le transazioni finanziarie devono essere tassate; una regolamentazione più stretta deve impedire le attività più speculative e rischiose; deve essere reintrodotta la divisione tra banche commerciali e banche di investimento; si deve creare un’agenzia di rating pubblica europea.
Integrare le politiche economiche quindi, andare oltre i vecchi e nuovi patti di stabilità e oltre le politiche limitate a mercato e moneta unica; armonizzare in campo fiscale la tassazione in Europa; spostare il carico fiscale dal lavoro alla ricchezza e alle risorse non rinnovabili; utilizzare la spesa pubblica per rilanciare la domanda; difendere il welfare ed estendere le attività e i servizi pubblici; introdurre gli eurobond non solo per rifinanziare il debito ma per finanziare la conversione ecologica dell’economia europea.
Aumentare l’occupazione, tutelare il lavoro, ridurre le disuguaglianze quindi, salvaguardare i diritti del lavoro e il welfare, creare un’occupazione stabile e con salari più alti, tutelare i redditi più bassi e proteggere i diritti sindacali, la contrattazione collettiva e la democrazia sui posti di lavoro.
Proteggere l’ambiente quindi, tutte le politiche devono tener conto degli effetti ambientali; bisogna ridurre il cambiamento climatico e l’uso di risorse non rinnovabili; favorire le energie pulite, l’efficienza energetica, le produzioni locali, la sobrietà dei consumi.
Praticare la democrazia quindi, ripensare le forme della democrazia rappresentativa attraverso i partiti e governi ormai in crisi; dare legittimità e peso alle istituzioni europee elettive; dare risposte alla domanda di democrazia partecipativa e deliberativa; superare il divario tra i cambiamenti sociali di oggi e gli assetti istituzionali e politici che sono fermi a un’epoca passata; includere politicamente e socialmente i migranti come prova essenziale del grado di democrazia dell’Europa.
Fare la pace e difendere i diritti umani quindi, effettuare drastici tagli e razionalizzazioni della spesa militare; implementare una politica di sicurezza umana e comune, che può costruire la pace e garantire i diritti umani; aprire alle nuove democrazie del Medio Oriente, così come si era aperta ai paesi dell’Europa dell’est dopo il 1989. (link per scaricare il documento completo e aderire all’appello).
Ecologisti, reti civiche e verdi europei